Il tempo scorre sempre più velocemente, e noi, esseri umani del terzo millennio, siamo presi dalla frenesia di questo scivolare via rapido e inarrestabile …popolo di schiavi di internet, di tablet… e smartphone che dobbiamo per forza condividere tutto su piattaforme virtuali, non siamo più in grado di assaporare la vita direttamente con la nostra PELLE.
Non ci rendiamo conto che questi strumenti tecnologici, che hanno agevolato moltissimo i contatti a distanza, ci stanno rendendo, in molti casi, “malati” di tecnologia.
Ci mandiamo messaggi, da una stanza all’altra per comunicare …quando basterebbe “Amore è pronta la cenaaaaaa!!!!” alla vecchia maniera. Come faceva la nostra mamma…e non serve neanche avere 10 giga di dati, ma corde vocali normali.
I nostri figli, bambini di sei…sette…otto anni, sono forniti di cellulare super moderno perché ”Non sia mai che se non so dove sei…e se mi devi chiamare” Dove vuoi che sia? Da settembre a giugno a Scuola no? Una volta se avevi bisogno si andava in presidenza, c’era il telefono e ti facevano chiamare, non comprendo tutte queste ansie e difficoltà.
La tecnologia ci aiuta, è vero. Se pensiamo alle migliorie che l’umanità ha ottenuto con le continue innovazioni… ma…c’è un MA.
Ci impedisce sempre di assaporare la VITA a 365 gradi… si 365 come i Giorni!
Di vivere l’attimo, di gustare un momento, un sorriso, una lacrima di commozione…direttamente con il corpo. Senza intermediari…con i nostri occhi e con il nostro cuore.
Quanti di noi, magari al mare…in montagna…o in vacanza…perdono sempre più tempo a osservare quell’odioso e ipnotico monitor…per fotografare una vallata, un tramonto invece di fermarsi ad osservare il paesaggio minuziosamente…e credono che scattare una fantastica foto con il nuovo i-phone sia di gran lunga meglio…”Così…me la guardo anche dopo e lo immortalo…e lo condivido”…
Perché non viviamo più il momento magico di un tramonto sul lago, fermandoci meravigliati a contemplare le sfumature variare attimo per attimo…e viverlo con gli occhi e con il cuore?
Ecco, benvenuti nella mia vita di “fotografo di matrimonio”.
Il mio, diciamocelo, è un ruolo prezioso e delicato, ma anche molto ingrato e criticato.
I fotografi.. odiati da molti parroci, che prima dell’inizio della funzione mi chiamano in disparte e: “prego signor fotografo di essere poco invadente”… poi ti ritrovi la sposa nella sua entrata dover stare attenta a non prendersi una gomitata perchè suo cugino si deve fare il selfie…
Devo capire gli sposi, metterli a loro agio, consolare e rincuorare qualche papà che non trattiene le lacrimucce, nel vedere la propria bambina andare all’altare…insomma…il mio compito è molto più di pigiare un bottone e…clik…il gioco è fatto tanto la tecnologia fa tutto lei.
Sono in continua competizione con invitati, amici, che quasi a spallate si fanno spazio per fotografare gli sposi, perchè devono essere i primi a pubblicarla su Facebook…
Invece di vivere e divertirsi ad un matrimonio, serviti e riveriti, preferiscono vedere tutto attraverso quell’orribile monitor credendosi furbi… e perdendo l’attimo… un momento… un istante che non tornerà mai più.
Si intromettono, mi fanno il cosiddetto muro, e non si rendono conto che, sul sagrato della chiesa il lancio del riso…? Non c’è.
…perché?
Perché gli invitati se ne stanno tutti lì, con quel cavolo di telefonino in mano pronti a scattare ma…?
Nessuno lancia il riso. (tratto da una storia vera)
Sposi che, escono dalle proprie abitazioni per salutare i propri ospiti, escono dalla chiesa felici di condividere quella gioia… ma invece di poter guardare negli occhi gli amici e parenti, si fanno una cultura di marche e modelli di tablet e smartphone.
Ma il personaggio più discusso tra i fotografi di matrimonio è lui… lo “zio Bob”.
Lo “zio Bob”, in genere è un parente, un amico, un cugino che munito di macchina fotografica semi professionale, o professionale si diletta come provetto fotografo.
Dimostra le sue bravitù ad amici e parenti, mostrando orgoglioso l’eventuale attrezzatura e si sostituisce a me… a volte mi affianca come fosse un mio partner di lavoro, un collega che magari ho chiamato per aiutarmi. Pazzesco.
…non si rende conto di essere di intralcio, e di essere un invitato come tutti gli altri….che dovrebbe godersi il momento e farsi servire…e guardarli gli sposi, godersi il pranzo, gli intrattenimenti, gli scherzi…e le emozioni.
Per quanto possa essere simpatica l’idea, questo signore ma anche signora, intralcia, diventa invadente ed entra in competizione con il fotografo ufficiale di turno al quale è richiesto un risultato ECCELSO, mentre per lo zio Bob tutto va bene…nessuno gli chiede un risultato perfetto,anzi.. nessuno gli ha chiesto nulla.
Dopo questo preambolo, che è anche un pochino uno sfogo personale propongo la soluzione…
Wedding Unplugged …
… ossia, sono vietati agli eventi smartphone, tablet e macchine fotografiche, per imparare a condividere in modo sano e sincero i bei momenti. Per imparare a ricordarli e a vivere le emozioni del momento. Io credo che anche voi futuri sposi, vogliate che i vostri invitati vi guardino negli occhi mentre vi emozionate, possiate condividere con loro quei fantastici ed irripetibili momenti…
Detta così sembra impossibile, ma non lo è, oltre oceano va molto di moda trasformare il matrimonio in un wedding unplugged, i vostri invitati saranno liberi di godersi la festa, voi di vedere la gioia nei loro volti. Scrivete chiaramente, ma con educazione sulle vostre partecipazioni che non è consentito scattare foto, e soprattutto che non è possibile condividere le stesse sui social network almeno fino al giorno dopo. Spiegate che questo disturba il matrimonio e tutti i professionisti coinvolti nella buona riuscita dell’evento ma soprattutto come ho scritto sopra, che volete davvero vedere nei loro occhi le emozioni e non i loro cellulari o tablet.
Che dire.
Dobbiamo tutti imparare, a vivere di più ciò che è Vero, Reale e accantonare, almeno una volta ogni tanto, la vita virtuale finta e piatta di un social network.